venerdì 24 dicembre 2010

69. Il rifugio

Un giovane si presentò ad un maestro Zen poiché, pur proveniendo da una famiglia agiata, si sentiva infelice.
"Chiedo di diventare un monaco per poter rimanere chiuso fra queste mura che mi proteggano da quanto di brutto e triste esiste nel mondo". Queste furono le parole con le quali si rivolse al maestro, che così gli rispose:
"Solo trovando il Buddha che già è in te potrai raggiungere il perfetto rifugio che ti proteggerà anche nelle circostanze più avverse della vita"
Da allora il novizio venne sottoposto a delle durissime prove, costretto a meditare a lungo sotto la pioggia sferzante od il sole cocente, od ancora vegliando nelle ore notturne e digiunando per l'intera giornata.
Da questo terribile tirocinio il giovane trasse un utile insegnamento. Ritornò infatti a fare la stessa vita di prima, pensando che in fondo non era poi così male.

sabato 18 dicembre 2010

68. Cecità ed illuminazione

Un povero viandante cieco sostò presso un monastero Zen. Venne ricevuto dal maestro, col quale dialogò così:
"Triste e difficile è l'esistenza di chi vive senza la luce che lo guidi lungo il cammino e che gli permetta di godere della bellezza del mondo"
"La vera illuminazione non è data né dal sole né da una lampada", rispose il maestro. "Nella tua mente esiste già una luce che, ne sono certo, rischiarerà presto il cammino che ti condurrà al risveglio."
Rincuorato e reso fiducioso da queste parole il viandante si allontanò, senza chiedere a nessuno la direzione.
Tempo dopo il suo corpo fu ritrovato in fondo al pozzo, nel giardino del monastero.