mercoledì 24 luglio 2019

95. Pensare di non pensare

Un monaco infelice e tormentato parlò così col proprio Maestro:
“Ogni volta che tento di meditare mi ritrovo a pensare. Mi ritrovo così a pensare  che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare. Mi ritrovo così a pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare che non devo pensare…”
Questa storia non può finire che con la morte del povero monaco.

martedì 16 luglio 2019

Freddure Zen in formato bustina da tè

Alcune freddure zen sono state illustrate dagli alunni della Scuola Superiore d'Arte Applicata del Castello Sforzesco di Milano e pubblicate dentro a delle bustine da tè (microletteratura da infusione!). È il risultato di un laboratorio di editoria creativa tenuto dall'ottimo Federico Zenoni della Casa Editrice Libera e Senza Impegni.
Ringrazio i ragazzi che hanno scelto di illustrare i miei raccontini ed auguro loro di riuscire nel futuro a sfruttare al meglio il loro talento.








domenica 10 marzo 2019

94. Assenza di dolore

Un monaco praticava la meditazione da molti anni con dedizione e seguiva scrupolosamente tutti i dettami del maestro, malgrado questo si sentiva ben lungi dall’aver raggiunto l’illuminazione. Si lamentava di questo col maestro, che gli parlò così:
“Qual è il dolore più forte che tu abbia mai provato?”
“Da giovane avevo delle terribili crisi di emicrania, che mi causavano una tremenda sofferenza, per fortuna ora non ne soffro più.”
“Perché dunque non fai che lagnarti, anziché compiacerti dell’assenza di dolore alla testa?”
Nell’udire queste parole il monaco si sentì illuminato. Tale fu la sua euforia che balzò in piedi e diede così una violenta capocciata contro uno stipite, che gli causò un dolore terribile. Da quel giorno tornò a soffrire di emicrania.

lunedì 4 marzo 2019

93. Un tè speciale

Vi era un tempo un mercante molto ricco e rispettato, malgrado ciò si sentiva infelice perché oppresso dalle preoccupazioni, per questo decise di chiedere udienza presso un famoso maestro zen, col quale intendeva confidarsi. Il sant’uomo lo ricevette nella sua umile dimora e lo accolse preparandogli un tè.
Il mercante gli parlò così: “Purtroppo la mia vita non è così lieta come tutti pensano, sto invecchiando, ho molti problemi di salute e temo che presto non sarò più capace di portare avanti la mia attività, inoltre siamo in un grave periodo di crisi, gli affari non vanno per niente bene, non vado più d’accordo con mia moglie, mio figlio è un vero inetto…”, il mercante continuò per qualche minuto a dar libero sfogo alle sue ansie…
Il maestro gli rispose così: “Com’è buono questo tè!”
Il mercante si accorse che stava sorseggiando il tè distrattamente, senza prestare attenzione al gusto della bevanda, che era davvero straordinariamente buona, lo avvertiva ora con un piacere ed un’intensità unici, mai avvertiti prima, che gli fecero subito dimenticare le sue preoccupazioni. Era come se stesse bevendo il tè per la prima volta.
Il mercante fu illuminato.
Purtroppo al posto del tè era stata raccolta e preparata una pianta diversa, dall’aspetto molto simile ma velenosissima. Sia il mercante che il maestro morirono intossicati quella notte stessa.