venerdì 13 novembre 2009

59. La ricerca

Un pellegrino giunse ad un monastero Zen ove fu accolto dal maestro, al quale parlò così: "Sono alla ricerca del vero me stesso, questa vita sembra non appartenermi, la trovo inutile e fastidiosa"
Questa fu la risposta del maestro: " Il vero te stesso posso vederlo con chiarezza, è molto più inutile e fastidioso di come sei tu adesso"
Il pellegrino, sbalordito, non poté che interrompere la ricerca. Raggiunse così l'illuminazione.

lunedì 19 ottobre 2009

58. Luce ed oscurità

Quel mattino il buio stava cedendo il posto al sole, ma Yukio non se ne avvedeva. Era totalmente assorbito dai propri pensieri e dai propri dubbi. Più tardi ottenne di poter conversare col maestro: "Venerabile, io non trovo pace. Sono impaurito tanto dalla luce della vita come dall'oscurità della morte"
Il maestro, che stava tranquillamente bevendo il tè, si espresse così: "Sai Yukio, nel lontano occidente il Cristo insegnò che è la morte e non la vita ad essere un illusione, e non promise la liberazione dal ciclo delle reincarnazioni, bensì la vita eterna."
Detto ciò indicò la finestra con un lieve cenno del capo. Era sera e la luce stava cedendo il posto alla notte...

lunedì 7 settembre 2009

57. Pazienza

Nel monastero regnava un'atmosfera di grande serenità, solo il giovane Xin Ji dava segni di insofferenza ed inquietudine. Il maestro gli suggerì allora di ritirarsi in completa solitudine, in una grotta che si trovava ai margini della foresta di bambù che circondava il monastero, dove avrebbe dovuto meditare a lungo sul valore della pazienza.
Passarono delle settimane, che divennero mesi, ma Xin Ji non ricompariva ancora. Il maestro in persona decise allora di andarlo a trovare per accertarsi delle sue condizioni.
Giunto all'ingresso della grotta intravide la figura del monaco in posizione seduta.
"Allora Xin Ji, stai bene? Hai dunque meditato a sufficienza?"
Una voce gli rispose dal buio: "Ma vai affanculo!"

venerdì 4 settembre 2009

56. Rabbia

Ai Uchi era un monaco iroso che seminava spesso lo scompiglio nel monastero, con i suoi attacchi di rabbia, le aggressioni verbali ed anche fisiche ai danni degli altri monaci.
Quando il maestro lo convocò per discutere il problema lui gli rispose così: "Ho preso i voti proprio per cercare di controllare e vincere la mia aggressività, ma purtroppo non ho ottenuto alcun risultato"
Questa fu la risposta del maestro: "Ti invito solo a meditare su questo: la rabbia che tu esprimi è come un veleno, ma nel momento in cui la sfoghi contro gli altri sei comunque tu a restare intossicato più di tutti, sei tu la principale vittima di te stesso"
Avvilito e disperato Ai Uchi rifletté sulla metafora usata dal maestro: decise di trangugiare definitivamente tutto il veleno in modo che questo nuocesse solo a se stesso e non più agli altri. Salì sul tetto più alto del monastero e si lanciò per uccidersi. Si tolse così la vita, ma nello schianto uccise anche il maestro che stava pacificamente meditando nel giardino sottostante.

giovedì 3 settembre 2009

55. Noia

Il direttore di una prestigiosa accademia teatrale cinese abbandonò l' attività per entrare in un monastero Zen e cercare il vero significato della propria esistenza.
Sotto la guida di un severo maestro, lui e gli altri monaci si impegnavano in interminabili sedute di meditazione, interrotte solo da un frugale pasto mattutino.
Dopo alcune settimane l'ex-direttore ottenne il permesso di parlare col maestro: "Venerabile, tutta questa inattività forzata è molto frustrante, io sono una persona abituata a lavorare molto ed in questo modo provo una noia ed un senso d'inutilità intollerabili."
"Non è l'inattività ad opprimerti, bensì la troppa attività, l'attività incessante della tua mente, dei tuoi pensieri. Se meditare a lungo ti annoia posso solo consigliarti di meditare ancora più a lungo."
ll consiglio non trovò modo di essere messo a frutto; il monastero infatti dovette presto chiudere a causa dell'abbandono da parte di tutti i monaci. In compenso l'accademia teatrale, grazie anche all'arrivo di molti nuovi aspiranti attori, riprese a lavorare intensamente.

sabato 15 agosto 2009

54. Nessun pensiero

Un monaco chiese al proprio maestro: "Una mente libera dai pensieri, com'è?"
Dopo una pausa silenziosa il maestro rispose: "Non saprei come spiegarti ora, bisogna che ci pensi un attimo."

lunedì 27 luglio 2009

53. Vacanza

Un rinomato artigiano decise di concedersi un po' di riposo; durante la stagione calda lasciò la propria bottega e la famiglia per recarsi presso un monastero Zen ove trascorrere una settimana di pace e di meditazione. Il maestro naturalmente lo accolse, ma non mancò di redarguirlo. Gli fece notare come fosse insita nella parola stessa "vacanza" l'idea di una vacuità, un vuoto od un assenza da colmare, suggerendo che viceversa nella vita sarebbe saggio cercare di creare del vuoto, anziché riempirlo ad ogni costo. Gli disse inoltre quanto fosse errato contrapporre il lavoro alla vacanza, gli obblighi sociali al tempo libero, quasi a voler vivere due vite senza mai essere soddisfatto, mentre la vita è una sola ed unica opportunità di auto-realizzazione.
Questi preziosi suggerimenti spinsero l'artigiano a meditare profondamente. Non riuscì a raggiungere l'illuminazione perché il lunedì mattina di buon ora doveva tornare a lavorare.

lunedì 22 giugno 2009

52. Una vita semplice

Il giovane Maka Ku soffriva da tempo di disturbi nervosi. La notte non riusciva a trovare riposo, anziché dormire si rigirava in preda a pensieri cupi ed angoscianti.
Si rivolse dunque ad un maestro Zen, sperando di trovare nella vita semplice e serena del monaco, un sollievo al proprio malessere.
Il maestro lo redarguì da subito: “ Non devi considerare i tuoi disturbi come nemici, ma come preziosi alleati che ti suggeriscono i cambiamenti che devi affrontare per raggiungere l’auto-realizzazione”.
Meditando sul questo profondo insegnamento Maka Ku ottenne presto un grande beneficio. La notte tornò ad offrirgli dei lunghi e profondi sonni ristoratori, che alleviarono la stanchezza del suo corpo e della sua mente.
Interruppe tuttavia il cammino che lo avrebbe portato all’illuminazione definitiva, abbandonando la vita semplice e serena del monaco, che prevedeva, fra le altre cose, la sveglia alle quattro e mezza del mattino.