domenica 23 settembre 2007

38. Vivere e morire

Un giovane viaggiò fino ad un monastero Zen per porre un quesito al maestro: “Dimmi, ti prego, cosa sarà di noi dopo la morte, l’interrogativo mi angustia senza darmi pace!”
“In realtà non è questo il tuo vero dubbio, devi guardare meglio dentro te stesso. Medita e torna qui fra un anno.”
Un anno dopo l’uomo tornò, ma la domanda che gli bruciava nel cuore era sempre la stessa, ed il maestro gli rispose nello stesso modo.
Anno dopo anno, decennio dopo decennio, l’uomo tornava al monastero afflitto dal mistero della morte, ma il maestro imperturbabile lo faceva tornare a casa per meditare ulteriormente.
L’uomo era diventato vecchio. Si rese conto di quanto fosse faticoso percorrere, appoggiato al proprio bastone, il sentiero che lo portava ad incontrare il maestro, anch’ egli ormai molto anziano, lo stesso sentiero che aveva attraversato numerose volte con vigore.
Ogni anno, al sopraggiungere della bella stagione, si era sempre messo in cammino senza godere davvero del sole, del cielo azzurro, del profumo dei fiori o del canto degli uccelli, straziato com’era dalla paura di morire.
Ora che sapeva di essere prossimo alla morte si accorse di come aveva sprecato la propria esistenza. Realizzò così finalmente ciò che il maestro voleva fargli capire: non della morte, ma di come utilizzare la propria vita ci si doveva preoccupare, per vincere la paura! Si incamminò ancor più velocemente per poter porre infine il giusto quesito.
Purtroppo il suo debole cuore non sopportò lo sforzo, l’uomo morì poco dopo.