lunedì 7 settembre 2009

57. Pazienza

Nel monastero regnava un'atmosfera di grande serenità, solo il giovane Xin Ji dava segni di insofferenza ed inquietudine. Il maestro gli suggerì allora di ritirarsi in completa solitudine, in una grotta che si trovava ai margini della foresta di bambù che circondava il monastero, dove avrebbe dovuto meditare a lungo sul valore della pazienza.
Passarono delle settimane, che divennero mesi, ma Xin Ji non ricompariva ancora. Il maestro in persona decise allora di andarlo a trovare per accertarsi delle sue condizioni.
Giunto all'ingresso della grotta intravide la figura del monaco in posizione seduta.
"Allora Xin Ji, stai bene? Hai dunque meditato a sufficienza?"
Una voce gli rispose dal buio: "Ma vai affanculo!"

venerdì 4 settembre 2009

56. Rabbia

Ai Uchi era un monaco iroso che seminava spesso lo scompiglio nel monastero, con i suoi attacchi di rabbia, le aggressioni verbali ed anche fisiche ai danni degli altri monaci.
Quando il maestro lo convocò per discutere il problema lui gli rispose così: "Ho preso i voti proprio per cercare di controllare e vincere la mia aggressività, ma purtroppo non ho ottenuto alcun risultato"
Questa fu la risposta del maestro: "Ti invito solo a meditare su questo: la rabbia che tu esprimi è come un veleno, ma nel momento in cui la sfoghi contro gli altri sei comunque tu a restare intossicato più di tutti, sei tu la principale vittima di te stesso"
Avvilito e disperato Ai Uchi rifletté sulla metafora usata dal maestro: decise di trangugiare definitivamente tutto il veleno in modo che questo nuocesse solo a se stesso e non più agli altri. Salì sul tetto più alto del monastero e si lanciò per uccidersi. Si tolse così la vita, ma nello schianto uccise anche il maestro che stava pacificamente meditando nel giardino sottostante.

giovedì 3 settembre 2009

55. Noia

Il direttore di una prestigiosa accademia teatrale cinese abbandonò l' attività per entrare in un monastero Zen e cercare il vero significato della propria esistenza.
Sotto la guida di un severo maestro, lui e gli altri monaci si impegnavano in interminabili sedute di meditazione, interrotte solo da un frugale pasto mattutino.
Dopo alcune settimane l'ex-direttore ottenne il permesso di parlare col maestro: "Venerabile, tutta questa inattività forzata è molto frustrante, io sono una persona abituata a lavorare molto ed in questo modo provo una noia ed un senso d'inutilità intollerabili."
"Non è l'inattività ad opprimerti, bensì la troppa attività, l'attività incessante della tua mente, dei tuoi pensieri. Se meditare a lungo ti annoia posso solo consigliarti di meditare ancora più a lungo."
ll consiglio non trovò modo di essere messo a frutto; il monastero infatti dovette presto chiudere a causa dell'abbandono da parte di tutti i monaci. In compenso l'accademia teatrale, grazie anche all'arrivo di molti nuovi aspiranti attori, riprese a lavorare intensamente.