martedì 23 ottobre 2007

39. Lo Zen dell'albero

Un maestro Zen si recò per una passeggiata al di fuori del monastero. Incontrò un discepolo che da molti giorni e notti stava meditando sotto una quercia, e che si rivolse a lui così: “Maestro, siedo sotto un albero perché so che è così che il Buddha Shakyamuni raggiunse l’illuminazione, ma finora non mi è stato d’aiuto”.
Così gli parlò il maestro: “Quest’albero si regge autonomamente in piedi grazie al suo tronco, ma anche grazie alla terra alla quale le sue radici sono saldamente ancorate, mentre i suoi rami si protendono verso il cielo. E’ in armonia con l’universo e non chiede né si aspetta niente di più di questo. Se la tua mente fosse vuota, aperta e ricettiva, molto potrebbe dirti quest’albero!”
Così il discepolo fu risvegliato. Subito dopo una pigna lo colpì in testa e cadde addormentato.

domenica 23 settembre 2007

38. Vivere e morire

Un giovane viaggiò fino ad un monastero Zen per porre un quesito al maestro: “Dimmi, ti prego, cosa sarà di noi dopo la morte, l’interrogativo mi angustia senza darmi pace!”
“In realtà non è questo il tuo vero dubbio, devi guardare meglio dentro te stesso. Medita e torna qui fra un anno.”
Un anno dopo l’uomo tornò, ma la domanda che gli bruciava nel cuore era sempre la stessa, ed il maestro gli rispose nello stesso modo.
Anno dopo anno, decennio dopo decennio, l’uomo tornava al monastero afflitto dal mistero della morte, ma il maestro imperturbabile lo faceva tornare a casa per meditare ulteriormente.
L’uomo era diventato vecchio. Si rese conto di quanto fosse faticoso percorrere, appoggiato al proprio bastone, il sentiero che lo portava ad incontrare il maestro, anch’ egli ormai molto anziano, lo stesso sentiero che aveva attraversato numerose volte con vigore.
Ogni anno, al sopraggiungere della bella stagione, si era sempre messo in cammino senza godere davvero del sole, del cielo azzurro, del profumo dei fiori o del canto degli uccelli, straziato com’era dalla paura di morire.
Ora che sapeva di essere prossimo alla morte si accorse di come aveva sprecato la propria esistenza. Realizzò così finalmente ciò che il maestro voleva fargli capire: non della morte, ma di come utilizzare la propria vita ci si doveva preoccupare, per vincere la paura! Si incamminò ancor più velocemente per poter porre infine il giusto quesito.
Purtroppo il suo debole cuore non sopportò lo sforzo, l’uomo morì poco dopo.

mercoledì 22 agosto 2007

37. Abbandonare i desideri

Un uomo giunse presso un monastero e parlò così al maestro Zen: “Mi hanno raccontato molto su di te e sono venuto qui perché desidero imparare lo Zen, di cui non so nulla”
“Abbandona il tuo desiderio, poiché questo nulla non può essere insegnato né spiegato a parole”
L’uomo non fu illuminato, almeno per il momento.

lunedì 13 agosto 2007

36. Vivere ogni istante

Un monaco chiese al proprio maestro: “Come posso accorgermi che sto per raggiungere l’illuminazione?”
“Ti è appena sfuggita, mentre eri intento a pormi questa domanda”

venerdì 10 agosto 2007

35. La via immobile

Un pellegrino, che errava ormai da moltissimi anni, passò un giorno presso un monastero Zen ed interrogò il maestro.
"Viaggio da tempo immemore senza una meta, in cerca della verità. Mi sai indicare quale via devo percorrere?"
"Devi trovare la via che non si può percorrere e che, anziché condurti altrove, ti riporti a te stesso."
Il pellegrino fu così illuminato, e finalmente si fermò.

martedì 24 luglio 2007

34. Illuminazione naturale

Durante una torrida mattina d’estate un gruppo di monaci godeva della frescura del tempio.
Uno di essi realizzò che soltanto dal contatto diretto con la natura poteva giungergli la consapevolezza del profondo legame che lo univa alle altre creature dell’universo.
Uscì quindi dal tempio per sedersi a meditare su di un prato, determinato a non smettere fino a che non avesse raggiunto l’illuminazione.
Il sole lo illuminò con intensità persino eccessiva, alla sera gli altri monaci si presero cura delle sue ustioni e lo salvarono dalla disidratazione.

martedì 10 luglio 2007

33. Innocenza

Il monaco Kaku dialogava col proprio anziano maestro: “Spero di poter essere anch’io un illuminato quando avrò raggiunto la sua venerabile età, maestro, e sarò così colmo d’esperienza”
“Caro Kaku, in realtà la molta esperienza è qualcosa di inutile, se non dannoso! L’illuminazione si raggiunge ritrovando lo sguardo innocente ed entusiasta di un bambino ed il suo sorriso. I vecchi non sorridono più perché nei loro sguardi si legge solo la fatica ed il peso delle passate sofferenze, fisiche e psicologiche. Gli unici vecchi sereni sono i dementi, malgrado la pena che causano ai loro cari, perché hanno scordato il passato e vivono, in beata inconsapevolezza, sospesi nel presente!”
Nell’udire queste dure ed inattese parole Kaku fu illuminato all’istante. Ora è lui alla guida del monastero, mentre al vecchio maestro non resta che tentare inutilmente di predicare ai propri compagni d’ospizio.

mercoledì 27 giugno 2007

32. Una lunga strada

Un monaco si rivolse così al proprio maestro: “Trovo una grande pace nella meditazione, ma la smarrisco quando ritorno ai miei doveri quotidiani”
“Devi far si che ogni tuo gesto sia meditazione, tieni la mente concentrata sulle azioni che stai svolgendo e non permettere che altri pensieri ne distolgano l’attenzione”
“Grazie, non ci avevo pensato, bisogna che mi ricordi di pensarci ogni volta che faccio qualcosa!”
Il maestro sospirò pensando a quanto può essere lunga e tortuosa la strada verso il Satori.

mercoledì 13 giugno 2007

31. Il silenzio

L'autore delle freddure Zen da qualche tempo non riusciva più a scrivere nulla e si rivolse così ad un maestro: "Aiutami, mi sembra di non trovare più l'ispirazione"
"Cha cosa trovi quando cerchi l'ispirazione?"
"Solo il silenzio"
"Il silenzio è il più autentico e profondo dei racconti zen"
L'autore annuì e tacque.

lunedì 28 maggio 2007

30. Seguire le proprie inclinazioni

Un monaco che trovava molto difficile osservare la castità chiese consiglio al maestro, che così gli rispose: “Il desiderio non genera che sofferenza, nessuna gioia vera e duratura viene dai piaceri carnali. Medita a lungo sull’impermanenza di tutte le cose”
Il monaco meditò sul corpo della giovane fidanzata che aveva lasciato per prendere i voti, su come questo si sarebbe deteriorato col passare degli anni. Non raggiunse l’illuminazione, bensì si decise a lasciare il monastero il più in fretta possibile.

venerdì 25 maggio 2007

29. Lo specchio infranto

Il monaco Nikon si struggeva riflettendo continuamente sul concetto di illusorietà della realtà.
Un giorno, guardandosi nel suo vecchio specchio appannato, capì finalmente che la sua mente, così come lo specchio, non gli offriva altro che un immagine fittizia del mondo.
Nikon infranse lo specchio e fu illuminato.
Viene ricordato come il primo monaco buddhista che si lasciò crescere la barba ed i capelli lunghi, dato che non riusciva più a radersi senza farsi dei tagli terribili.

martedì 22 maggio 2007

28. Rinascere dal fango

Un maestro Zen parlò così ad un discepolo che gli aveva confessato la propria sfiducia e rassegnazione: “Così come il meraviglioso fiore di loto riesce a vedere la luce nascendo dal fango, anche per te, come per ognuno, c’è la possibilità di raggiungere l’illuminazione. Oltre la foresta c’è il monastero dove io stesso ho imparato. Vai là presentandoti come mio discepolo e sarai accolto.”
L’uomo si incamminò con una rinnovata speranza nel cuore, ma non giunse mai a destinazione. Di lui si persero le tracce dopo che si era addentrato nella grande palude.

sabato 19 maggio 2007

27. Illuminazione immediata

Un uomo si recò presso un famoso maestro Zen: “Accoglimi, ti prego. Voglio diventare un buddhista.”
“E perché vuoi fare questo?”
“Per trovare me stesso.”
“Ed in che modo speri di riuscire?”
“Seguendo le orme del Buddha.”
“Forse che il Buddha era un buddhista?”
L’uomo ottenne subito l’illuminazione. Se ne andò ringraziando e compiacendosi del tempo risparmiato.

lunedì 7 maggio 2007

26. Movimento

Un gruppo di monaci osservava una bandiera che sventolava.
“La bandiera si muove”, disse un monaco.
“E’ il vento che si muove”, rispose un secondo monaco.
“Sono le vostre menti che si muovono”, asserì un terzo monaco.
“No, sono le vostre lingue che si muovono!”, aggiunse un quarto monaco.
“Interroghiamo il maestro!” , propose un quinto monaco
Il maestro però, stanco di tutto questo movimento, si era addormentato.

giovedì 3 maggio 2007

25. Il trasloco di Dario

Terminate le faticose operazioni di trasloco, Dario si allontanò dalla vecchia abitazione per trasferirsi definitivamente in quella nuova, assieme alla sua famiglia.
Giunto nei pressi della casa chiese le chiavi a sua moglie Tina, che gli rispose: “La nostra unica dimora è nel Buddha e nel Dharma”. Nel dire ciò gettò le chiavi in fondo al lago.
Dario fu illuminato. Da allora attraversa la Brianza a piedi, nutrendosi di una sola ciotola di polenta al giorno. Si è fatto crescere una lunga e folta barba che gli dona l’aspetto di un saggio, per questo è chiamato da tutti “Và-lavurà-barbun”.

Dedicata ad un amico sopravvissuto di recente ad un trasloco.

sabato 28 aprile 2007

24. Lo Zen del cuoco

In uno dei suoi discorsi di Dharma il maestro Tokay spiegò come la vera gioia non stia nel portare a termine un compito, ma nel realizzarlo con partecipazione mentale, senza preoccuparsi del risultato.
Il cuoco del monastero fu particolarmente colpito da ciò. La sera stessa si dedicò alla cena libero dall’ansia di incontrare il favore dei monaci, e nel semplice atto di cucinare trovò l’illuminazione. I monaci invece passarono la notte intera con la diarrea.

martedì 24 aprile 2007

23. Nulla

La dove un tempo si trovava la capanna di Inoki, sulla cima della montagna, si trova ora un’ epigrafe intagliata nel legno: “Avete compiuto un lungo cammino per giungere fin qua, dove non c’è nulla”
Sul posto non venne costruito un monastero.

Nota: al termine di questo breve ciclo di freddure dedicate ad Inoki viene da chiedersi se questo saggio eremita non sia realmente esistito. Eravamo sul punto di intraprendere delle ricerche storiche, ma abbiamo poi desistito per poter finalmente rispettare il desiderio di Inoki di essere lasciato in pace.

lunedì 16 aprile 2007

22. Un saggio tra la folla

Il principale insegnamento tramandato dal saggio Inoki è che non è necessario isolarsi dagli altri per vivere come un santo illuminato. Stanco infatti di attirare pellegrini idioti, Inoki decise un giorno di abbandonare il suo eremo sulla montagna per andare a vivere in una grande città dove, in mezzo alla folla, avrebbe continuato ad essere un saggio senza che nessuno ci facesse caso.

martedì 10 aprile 2007

21. Adempiere ai propri doveri

Un altro pellegrino ancora si rivolse così ad Inoki: “Ho lasciato la mia famiglia ed ho intrapreso un viaggio di molti giorni per arrivare fin qui e sottoporti un quesito che mi angustia. Se tutte le cose sono vuote di un se separato ed isolato, come insegna il Buddha Shakyamuni, cosa fa si che l’uomo si reincarni?”
Questa fu la risposta: “L’uomo torna su questa terra fintanto che ha lasciato in sospeso dei doveri a cui adempiere, così come tu dovresti tornare a casa per prenderti cura di tua moglie e dei tuoi figli, invece di preoccuparti per questioni superflue!”
Con questo breve scambio di battute entrambi raggiunsero i rispettivi scopi. Il pellegrino fu illuminato e fece ritorno a casa, Inoki si liberò di lui velocemente

mercoledì 4 aprile 2007

20. La cima della montagna

Un nuovo pellegrino giunse fino ad Inoki per interrogarlo: “Come posso raggiungere lo zen? E’ una meta che non riesco neppure ad intravedere!”
“Quando hai iniziato a scalare questa alta montagna non ne vedevi ancora la cima, eppure eri già sulla montagna e sapevi per certo che saresti giunto fin qui.”
Il pellegrino fu illuminato e, non essendo abituato all’altitudine, svenne subito dopo.

domenica 1 aprile 2007

19. Trovare sé stessi

Inoki, il famoso saggio eremita, fu raggiunto dall’ennesimo pellegrino sulla cima della montagna.
“Maestro, son venuto fin qui per trovare me stesso”
“Ed invece hai trovato me”, gli rispose Inoki “Mi dispiace, se vuoi ti offro un tè. Chi te lo ha fatto fare di percorrere tutta questa strada?”
Il pellegrino fu illuminato. Da allora non si sa più nulla di lui, pare si sia smarrito lungo la via di ritorno.

giovedì 29 marzo 2007

18. La pietra lungo il cammino

Un altro pellegrino si mise in cammino per incontrare lo stesso saggio eremita Inoki.
Durante il viaggio teneva lo sguardo fisso verso la cima del monte dove sperava di trovare la serenità spirituale. Per questo motivo non vedeva le pietre, piccole ma vicine, che si trovavano sul sentiero, e finì con l’inciampare su una di esse.
In questo modo perse due denti ma raggiunse l’illuminazione.

lunedì 26 marzo 2007

17. Non opporre resistenza

Nel mese più freddo dell’anno un pellegrino scalò un’alta montagna per far visita all’eremita Inoki, che veniva considerato da tutti un illuminato.
Lo incontrò in una misera capanna coperta dalla neve, e gli domandò come potesse difendersi dal freddo. Quell’uomo santo gli rispose così: “L’alternarsi delle stagioni è un evento naturale, io ho semplicemente smesso di opporre resistenza al freddo o al caldo, in questo modo ho smesso di soffrirne”.
Colpito da queste parole il pellegrino, una volta salutato il saggio eremita, sedette sulla neve e si raccolse in profonda meditazione.
Il giorno dopo trovarono il sorriso beato di un Buddha impresso sul suo volto assiderato.

venerdì 23 marzo 2007

16. Trascendere l'ego

Un monaco confessò al maestro il proprio sconforto per la pratica infruttuosa: “Maestro, non riesco a trascendere il mio ego, penso francamente che sia impossibile”
“Ti ripeto che è possibile, devi crederci perché te lo dice un saggio illuminato, mica uno qualsiasi, non sarà un caso se tutti mi considerano il migliore!”

martedì 20 marzo 2007

15. Maestro di sé stesso

Un monaco interpellò il proprio maestro: “Di cosa ho bisogno per raggiungere lo Zen?”
“Non ti serve niente che tu non abbia già”
“Questo vuol dire che anch’io potrei essere un maestro?”
“Esatto, ognuno è maestro di sé stesso. Io in realtà non ho nulla da insegnarti”
Il monaco fu illuminato, il maestro dovette presto trovarsi un nuovo lavoro.

sabato 17 marzo 2007

14. La fine del racconto

Un monaco si rivolse al proprio maestro: “Come si trova lo Zen?”
“Lo Zen è già qua, lo trovi quando finisce l’illusione e comincia la vera realtà”
“E quando comincia la vera realtà?”
“Alla fine di questo racconto”

mercoledì 14 marzo 2007

13. Un calcio nel vuoto

Tamaru era un monaco molto erudito e si vantava della propria perfetta conoscenza in materia di filosofia buddhista.
Il maestro lo avvicinò un giorno per chiedergli: “Dimmi Tamaru, qual è la vera natura di tutte le cose?”
“E’ il vuoto, mi stupisce questa domanda per quanto è banale!”
“Quindi se do un calcio nello stomaco del vuoto non mi aspetto alcuna reazione…”
Poco dopo Tamaru, contorcendosi per terra, capì di non essere ancora riuscito a liberarsi del tutto dalla sofferenza.

domenica 11 marzo 2007

12. Né pensare né non pensare

Un monaco chiese un giorno al proprio maestro: “Come posso raggiungere lo Zen?”
“Non devi pensarci!”, fu la risposta.
“Sono entrato nel monastero proprio per questo, come posso non pensarci?”
“Non devi pensarci, ma non devi neanche non pensarci!”
Il monaco, non sapendo più cosa pensare, fu illuminato.

giovedì 8 marzo 2007

11. Non fare niente

Al termine di una seduta di meditazione il maestro Tamagochi chiese ad uno dei suoi discepoli: “Che cosa hai fatto?”
“Non ho fatto niente” rispose il discepolo, guadagnandosi le lodi di Tamagochi
Gazebo assistette a questo scambio di battute, e pensò di trarne un insegnamento.
Il mattino dopo Tamagochi gli chiese: “Ti sei preso cura del giardino?”
“Non ho fatto niente” rispose Gazebo, guadagnandosi, inaspettatamente, dei calci in culo.

lunedì 5 marzo 2007

10. Un segno dal cielo

Il giovane Subaru era diventato uno discepolo Zen per cercare rifugio dalla propria infelicità.
Ogni giorno levava lo sguardo supplichevole al cielo, pregando di poter raggiungere la serenità che agognava.
Un giorno il maestro lo avvicinò e gli disse: “Ragazzo, il cielo ci osserva tutti allo stesso modo, troverai presto la pace che è già in te, ma non ti giungerà nessun aiuto dall’alto”
Il giovane triste sollevò nuovamente il viso, come alla ricerca di un segno. Tale segno gli venne depositato sulla testa da un gabbiano che passava proprio in quell’istante.
Così Subaru fu illuminato. Il maestro se ne compiacque e lo invitò a farsi subito una doccia.

venerdì 2 marzo 2007

9. La tazza rotta

Un giorno un illustre professore universitario fece visita al maestro Non-Li per interrogarlo sullo Zen.
Non-Li lo accolse offrendogli del tè. Riempì la tazza fino all’orlo e continuò a versare il tè facendolo traboccare. Il suo scopo era di spiegare al professore che se la sua mente, così come la tazza, era piena delle sue idee e concetti, lui non avrebbe potuto mostrargli lo Zen. Ma Non-Li non ebbe bisogno di parlare; al professore bastò vedere il gesto per capire e raggiungere l’illuminazione. Afferrò la tazza e la ruppe gettandola a terra, permettendo al liquido, non più trattenuto dal contenitore, di diffondersi liberamente sul pavimento.
Il maestro si rallegrò della felice intuizione del suo erudito ospite.
Dopo quel giorno i due presero spesso il tè assieme, versandoselo direttamente in bocca.

martedì 27 febbraio 2007

8. L’acqua dello stagno

Un maestro zen impartì ad uno dei suoi discepoli il seguente insegnamento:
“Così come l’acqua scorrevole di un fiume può condurti in un altro luogo, l’acqua immobile di uno stagno potrà condurti al Buddha che non è in nessun luogo se non dentro di te”.
Perplesso il discepolo si allontanò riflettendo sull’enigmatico suggerimento.
Trovò un ampio stagno in una fresca e piacevole radura e decise di sedersi presso la riva. Trascorse giorni e notti in meditazione, sperando che la vicinanza dello stagno potesse in qualche modo aiutarlo a raggiungere il risveglio, ma col tempo i dubbi e le aspettative lo distoglievano sempre più dalla concentrazione. Sapeva che in questo modo stava percorrendo il cammino opposto rispetto a quello dello Zen, e ciò alimentava ulteriormente la sua ansia, come in un circolo vizioso.
Una notte ebbe finalmente una visione illuminante: sognò di sentirsi in qualche modo un tutt’uno con lo stagno, l’elemento acqua del suo corpo era quello dello stagno stesso, non vi era differenza, nessuna separazione. Si sentiva come una goccia che stava per tuffarsi nell’oceano. Capì di essere sulla soglia del risveglio.
Come spesso accade coi sogni, anche questo si interruppe sul più bello. Egli si risvegliò effettivamente, accorgendosi di essere caduto nello stagno durante il sonno

sabato 24 febbraio 2007

7. Il suono del vuoto

Mikado chiese un giorno al maestro Toshiba di descrivergli lo Zen. Per tutta risposta il maestro colpì un bicchiere di cristallo con una bacchetta.
“Che suono meraviglioso!” commentò Mikado.
“E’ il vuoto contenuto nel bicchiere che ne rende puro il suono” disse Toshiba, e subito dopo diede una violenta mazzata sulla testa del discepolo, producendo un suono sordo e sgradevole.
Mikado incontrò il Satori sulla via verso il pronto soccorso.

mercoledì 21 febbraio 2007

6. Allontanare i pensieri

Tofù osservava spesso con stupore Iroshi, che era capace di sedere in meditazione per lunghe giornate consecutive.
Un giorno gli si avvicinò per chiedergli: “Come riesci a rimanere calmo ed immobile per così tanto tempo?”
Iroshi gli rispose senza aprire gli occhi: “Allontano i pensieri e mi immergo nel vuoto della mente”
“E come riesci ad allontanare i pensieri?”
“Per prima cosa allontano i rompiscatole”
Tofù raggiunse così l’illuminazione, e permise finalmente anche agli altri di fare altrettanto.

domenica 18 febbraio 2007

5. Sii tu la luce

Shiatsu meditava ininterrottamente, giorno e notte, all’interno del monastero, sperando di arrivare all’illuminazione.
Una notte il maestro Tokay lo raggiunse nell’oscurità, portando con sé un lume, e gli chiese: “Perché non ti riposi un po’, come fanno gli altri?”
“Maestro, mi dedico alla pratica incessantemente temendo di non riuscire a trovare la via del risveglio”
“Mio caro Shiatsu, la tua ansia ti fa brancolare nel buio, ma non devi cercare la luce fuori di te, sii tu quella luce!”
Nel dire ciò Tokay getto il lume sulla tonaca del suo discepolo.
Shiatsu fu subito illuminato, e così anche la stanza.

giovedì 15 febbraio 2007

4. Ciotola piena, ciotola vuota

Il monaco Sudoku fu visto consumare una ciotola di riso poco prima del tramonto.
Suhsi gli si avvicinò per dirgli: “Ti abbiamo visto mangiare il riso, avevi già consumato il tuo pasto quotidiano. Perché hai violato questo precetto? Avevi così tanta fame?”
Sudoku mostrò la ciotola vuota e rispose: “Di quale riso parli? Di quale fame parli?”
Udendo queste parole Sushi fu illuminato e partì alla ricerca del più vicino ristorante.

lunedì 12 febbraio 2007

3. Il Buddha nella spada

Il monaco Suzuky si rivolse al maestro Fujihama: “Maestro, spiegami il cammino che conduce al risveglio”.
“Per giungere al risveglio devi comprendere la buddhità insita in ogni cosa, anche in questa spada”, disse Fujihama. “Prendila e medita per un anno, poi ritorna da me”.
Suzuky si inchinò e portò via con se la spada portagli dal maestro.
Un anno dopo Fujihama vide tornare il discepolo, che recava con se la stessa spada.
“Maestro, ho meditato incessantemente sulla spada, come tu mi hai raccomandato, ma la confusione nella mia mente è aumentata”
Il maestro prese la spada, la estrasse e con un colpo deciso mozzò la testa del discepolo.
Suzuky fu illuminato una frazione di secondo prima di morire, e raggiunse il Nirvana in un baleno.

venerdì 9 febbraio 2007

2. L'acquazzone

Durante la stagione delle piogge due monaci vennero colti da un violento ed improvviso acquazzone, mentre stavano praticando la meditazione camminata nella foresta.
Il primo monaco iniziò a correre verso un bambù per trovare riparo ma, nel vedere che il secondo monaco non lo seguiva, si fermò per gridargli: “Perché dobbiamo stare qui a bagnarci?”
“Perché piove, che razza di domande fai?”, rispose il secondo monaco.
Il primo monaco ottenne immediatamente l’illuminazione, ed in seguito anche una bronchite.

1. Boh!

Il monaco Tetsuo chiese al maestro Yoshimoto: “Maestro, qual è l’essenza del Buddha?”
“Boh!” rispose Yoshimoto.
“Capisco Maestro, con questo vuoi dirmi che l’essenza del Buddha è dentro ognuno di noi e quindi è inutile chiederne la spiegazione ad altri.”
“Non volevo dire questo”, replicò il maestro.
“E cosa hai voluto dire?”
“Boh!”
Al secondo boh, Tetsuo fu illuminato.