martedì 27 febbraio 2007

8. L’acqua dello stagno

Un maestro zen impartì ad uno dei suoi discepoli il seguente insegnamento:
“Così come l’acqua scorrevole di un fiume può condurti in un altro luogo, l’acqua immobile di uno stagno potrà condurti al Buddha che non è in nessun luogo se non dentro di te”.
Perplesso il discepolo si allontanò riflettendo sull’enigmatico suggerimento.
Trovò un ampio stagno in una fresca e piacevole radura e decise di sedersi presso la riva. Trascorse giorni e notti in meditazione, sperando che la vicinanza dello stagno potesse in qualche modo aiutarlo a raggiungere il risveglio, ma col tempo i dubbi e le aspettative lo distoglievano sempre più dalla concentrazione. Sapeva che in questo modo stava percorrendo il cammino opposto rispetto a quello dello Zen, e ciò alimentava ulteriormente la sua ansia, come in un circolo vizioso.
Una notte ebbe finalmente una visione illuminante: sognò di sentirsi in qualche modo un tutt’uno con lo stagno, l’elemento acqua del suo corpo era quello dello stagno stesso, non vi era differenza, nessuna separazione. Si sentiva come una goccia che stava per tuffarsi nell’oceano. Capì di essere sulla soglia del risveglio.
Come spesso accade coi sogni, anche questo si interruppe sul più bello. Egli si risvegliò effettivamente, accorgendosi di essere caduto nello stagno durante il sonno

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