venerdì 14 aprile 2017

85. Presenza mentale

Un giovane adepto si sentiva molto frustrato per la sua incapacità a coltivare la presenza mentale che è indispensabile a raggiungere il risveglio attraverso il luminoso sentiero dello Zen. Assolveva diligentemente ai propri compiti, ma lo faceva senza consapevolezza, in ogni azione che svolgeva si trovava sempre con la mente assorta in tutt’altro. In questo modo, come insegnava il Buddha Shakyamuni, era come se nulla di ciò che faceva fosse reale, e neppure lui lo era.
Un giorno si sentì finalmente davvero pronto e determinato a cambiare. Raggiunse i suoi compagni nel giardino dove il Maestro stava tenendo uno dei suoi discorsi di dharma e riuscì veramente a prestare attenzione a quello che udiva, sentiva che le parole del Venerabile arrivavano chiare alla sua mente e mettevano radici nel suo cuore. Ormai ne era sicuro: da quel momento sarebbe stato diverso, era il primo giorno della sua nuova vita, avrebbe fatto in breve dei progressi enormi, l’illuminazione era alla sua portata, l’avrebbe raggiunta presto, il suo maestro lo avrebbe lodato ed incoraggiato, i suoi compagni lo avrebbero ammirato ed anche invidiato, dato che erano ancora schiavi del loro ego, mentre lui si sentiva ormai libero, queste prospettive già lo confortavano e rallegravano, si sentiva felice…
Nel frattempo il discorso del maestro era finito, il giardino si era svuotato, il giorno volgeva al termine e cominciava a far freddo.